Tabella dei Contenuti

Cosa Vedere a Roma? Le 20 cose da vedere assolutamente

Orientarsi nell’immenso patrimonio storico-architettonico di Roma rappresenta una sfida complicata per tutti coloro che vogliono visitare la città specie avendo solitamente a disposizione un tempo relativamente limitato: esiste però una lista di capisaldi imprescindibili per qualsiasi viaggio nella capitale che abbiamo racchiuso in venti attrazioni imperdibili. Le 20 cose da vedere a Roma assolutamente:

Il Pincio prima di Villa Medici: gli Horti Luculliani e lo spettro di Messalina

La storia di Villa Medici affonda le sue radici nell’età repubblicana di Roma, quando il colle del Pincio su cui oggi si trova ospitava la residenza e i giardini del tribuno romano Lucullo, i cosiddetti Horti Luculliani, teatro di lussuosi festini divenuti proverbiali: il nome di Lucullo infatti, generale romano trionfatore nelle campagne d’Oriente, è ancora oggi famoso per via dei sontuosi banchetti che organizzava nella sua villa, come a voler superare, per abbondanza e fastosità, quelli offerti dai popoli che aveva sconfitto.

Durante l’impero di Claudio, tra il 41 e il 54 d.C., il console Valerio Asiatico trasformò l’intera proprietà appartenuta a Lucullo in una delle residenze più sfarzose di Roma, con i vasti giardini animati da giochi d’acqua e un monumentale ninfeo, a tal punto che Messalina, la moglie dell’imperatore, decise di impadronirsene. Secondo Tacito, Valerio Asiatico fu vittima di un intrigo di potere ordito proprio da Messalina, che lo costrinse a togliersi la vita tagliandosi le vene. Entrata in possesso della villa, in un delirio di onnipotenza Messalina organizzò un banchetto dopo l’altro, durante uno dei quali, approfittando dell’assenza di Claudio, sposò un giovane patrizio romano. L’imperatore, di ritorno da Ostia, decise di farla uccidere. Nacque così la leggenda che vuole il fantasma di Messalina aggirarsi ancora oggi nei giardini della villa.

Benvenuti a Villa Medici

Successivamente alle devastazioni e all’abbandono dell’area seguiti alla caduta dell’Impero, solo nel Cinquecento la collina torna a ospitare una piccola villa urbana, costruita dalla famiglia Crescenzi: un semplice casino con campanile, corrispondente all’attuale ala nord di Villa Medici. Dopo l’acquisizione della residenza dei Crescenzi, e il successivo ampliamento dei giardini, da parte di Giovanni Ricci da Montepulciano, nel 1576 la villa passa al cardinale Ferdinando de’ Medici.

Villa Medici inizia a configurarsi per come oggi la conosciamo. Il cardinale incarica lo scultore e architetto Bartolomeo Ammannati di ampliare e rinnovare profondamente l’edificio. Pur mantenendo la facciata sull’odierno viale della Trinità dei Monti, è il prospetto interno affacciato sulla corte, e sui giardini, ad assumere il ruolo di biglietto da visita. Dopo aver attraversato un viale alberato con fiori d’arancio, che con il loro profumo annunciavano il passaggio dal contesto cittadino a quello bucolico della villa, ecco si rivelava agli occhi degli ospiti uno splendido e misurato connubio di architettura e scultura. Ammannati scandisce sapientemente la facciata interna, facendo coesistere sculture e prestigiosi bassorilievi antichi, alcuni provenienti dall’Ara Pacis di Augusto, con le linee del disegno architettonico. Le decorazioni pittoriche sono affidate al pennello di Jacopo Zucchi, anche lui fiorentino, che interviene nei saloni principali del piano nobile e negli immersivi affreschi dello “Stanzino dell’Aurora”, un piccolo studiolo, adiacente alle mura aureliane, sulle cui pareti sono raffigurate grottesche con vedute della villa e dei suoi giardini e una volta dipinta illusoriamente come fosse una voliera, popolata da volatili, mammiferi e insetti.

Con il cardinale de’ Medici, la villa si trasforma in uno dei luoghi più eleganti e alla moda della Roma rinascimentale.